La prefazione dei tre volumi “La Pontificia Basilica di Sant’Antonio in Padova. Archeologia Storia Arte Musica” porta la firma di papa Francesco. Nonostante il Santo Padre non sia ancora mai stato a Padova, forte è il suo legame con Antonio: “Il Santo taumaturgo e il Dottore della Chiesa – scrive – sono un’unica figura che merita di essere continuamente riscoperta e riproposta”.
Il testo della prefazione di Papa Francesco
La Basilica del Santo: tutti chiamano così quello straordinario e suggestivo edificio che custodisce, a Padova, le spoglie mortali di sant’Antonio, e che si può davvero considerare uno scrigno. In esso, infatti, sono custodite sia innumerevoli e preziose testimonianze artistiche, segni della bellezza che scaturisce della fede, sia soprattutto le reliquie di un santo venerato in tutto il mondo. Egli continua ancor oggi ad affascinare con la sua vita, a predicare ed annunciare il Vangelo, a far sentire ai poveri, agli ammalati, e tanti sofferenti, nel corpo e nel cuore, la misericordia e la consolazione del Signore, tanto da essere soprannominato “il Santo dei miracoli”.
Questi due pregevoli volumi intitolati La Pontifica Basilica di Sant’Antonio in Padova. Archeologia Storia Arte Musica, attraverso i contributi di tanti appassionati studiosi, a cui va il mio plauso e la mia gratitudine, ci offrono una sintesi delle bellezze custodite nella Basilica e, contemporaneamente, ci invitano a farci pellegrini per incontrare la figura sempre attuale di Antonio, portoghese di origine e padovano di adozione.
Le migliaia di pellegrini che visitano la Basilica, che sfiorano con le loro mani l’arca del Santo, desiderano sentirlo vicino, ricevere da lui, il santo taumaturgo, simbolo di speranza per tanti infelici, la “carezza di Dio”, imparare da lui l’amore per Cristo, per la sua Parola, da custodire gelosamente nel proprio cuore come faceva la Vergine Maria, a lui tanto cara.
La “bellezza” di sant’Antonio, che affascina, che suscita ammirazione e venerazione in ogni tempo e in ogni contesto culturale o geografico, consiste proprio nell’unità profonda tra una fede autentica, radicata nella Scrittura, che si innalza fino alle vette della mistica, e una carità sincera e concreta, che risponde con generosità e compassione alle miserie umane. Il Santo taumaturgo e il Dottore della Chiesa sono un’unica figura, che merita di essere continuamente riscoperta e riproposta. Rileggere, ad esempio, i suoi Sermoni, ci aiuterebbe a ritrovare la freschezza e la passione con cui Egli si confrontava con la Parola di Dio, da cui faceva scaturire la sua azione pastorale e profetica, la sua instancabile predicazione.
Così scriveva a proposito della Bibbia: “La S. Scrittura è simile a uno specchio nel cui splendore appare il nostro volto: donde siamo nati, quali siamo nati e a qual fine siamo nati. Donde siamo nati, e ciò mettere in evidenza la viltà della nostra materia; quali siamo nati, ed è sottolineata la fragilità del nostro essere; a qual fine siamo nati, ed è sottolineata la fragilità del nostro essere; a qual fine siamo nati, e ciò mostra la dignità della gloria nella quale, se saremo stati realizzatori della Parola, splenderemo come il sole per la vicinanza del vero Sole».
Testimone operoso della Parola: questo è stato sant’Antonio. Il pellegrinaggio alla sua tomba, alla Basilica che ne custodisce le spoglie mortali, scrigno di bellezza e santità, possa continuare a suscitare in tutti i visitatori il desiderio interiore di un itinerario verso la stessa meta, verso il Sole che non conosce tramonto, verso Cristo e il suo Vangelo.
Città del Vaticano, Dicembre 2018






























